CYRANO DE BERGERAC
24-25-26-27 febbraio ore 20.45
domenica 28 febbraio ore 16.00
Teatro di Roma
CYRANO DE BERGERAC
di Edmond Rostand
con Massimo Popolizio
con Stefano Alessandroni, Luca Bastianello, Giovanni Battaglia, Dario Cantarelli, Andrea Gherpelli, Elisabetta Piccolomini, Gabriella Riva, Carlotta Viscovo
e Roberto Baldassari, Luca Campanella, Simone Ciampi, Flavio Francucci, Marco Macceri,
Mauro Santopietro
scene di Graziano Gregori
costumi di Graziano Gregori, Carla Teti
regia di Daniele Abbado
C’è un che di platealmente teatrale nel testo di Edmond Rostand, Cyrano de Bergerac, non per nulla scritto nel 1897 su misura per le corde versatili di un celebre attore francese di fine Ottocento, Coqueline, che vi voleva la confluenza di vari generi drammaturgici: il dramma storico, la commedia, il dramma eroico, la tragedia. Il tutto, inoltre, decorato di rime come un fiume in piena, in tempi in cui trionfava la prosa e il gioco metrico sapeva ormai di antiquariato posticcio. Ma il falso dichiarato in costume, pennacchi e spade guascone, per quanto svalutato con arricciato sussiego da molta critica ufficiale, è diventato invece banco di prova privilegiata di robusti benianimi del pubblico: Cervi, Micol, Branciaroli, Proietti, Depardieu sul grande schermo o Modugno in versione musicale. In effetti, è teatralmente stimolante anche la bruttezza, con tanto di naso chilometrico, del protagonista Cyrano, costruito come un puzzle di citazioni d’autore e un palinsesto, anche parodico, di magnifiche parti per attori versatili. Cyrano è sognatore come Chisciotte, spavaldo come D’Artagnan, romantico come Romeo, malinconico come Amleto. E nasconde un’anima gentile, candida, incapace di compromesso… In un folto ensemble artistico diretto da Daniele Abbado, tocca ora a Massimo Popolizio, superlativo attore di scuola ronconiana, rivestire di modernità disincantata il personaggio double-face del poeta-spadaccinio tutto naso e rima. E dare corpo e voce al Cyrano che ancora ci esprime, simbolo esemplare dell’eroe puro che la vita sconfigge ma l’utopia eleva all’immortalità.